Allan Schore: La ricerca neuropsicologica sulla regolazione affettiva - Associazione Essere Con
18 settembre 2017

Allan Schore: La ricerca neuropsicologica sulla regolazione affettiva

Allan Schore: La ricerca neuropsicologica sulla regolazione affettiva

Allan Schore: La ricerca neuropsicologica sulla regolazione affettiva.

A cura di Ivano Frattini

[caption id="attachment_1561" align="alignnone" width="320"] Allan Schore[/caption]

Cercherò di riportare in sintesi l'imponente ricerca trentennale sulla regolazione affettiva di questo eminente neuropsicologo che da innumerevoli anni si occupa di integrare il pensiero psicoanalitico con le neuroscienze lavorando soprattutto sul campo delle ricerche sulla regolazione affettiva. Nel corso dell’ultimo secolo , la teoria di Freud è stato oggetto di numerose trasformazioni, ma ciononostante la maggior parte di queste conoscenze non sono uscite dai confini della psicoanalisi. Il nucleo teorico di questa disciplina, rimasto pressoché immutato nel secolo della sua nascita, ora si trova davanti ad una sostanziale riformulazione, e ad uno spostamento del centro di interesse dall’inconscio intrapsichico all’inconscio relazionale, nel quale la mente inconscia di una persona comunica con quella di un’altra persona. Le fondamenta della psicoanalisi in generale sono i concetti di sviluppo e di struttura psichica, e sono proprio questi concetti cardine a subire l’attuale riformulazione. La psicologia del sé di Kohut è stata una delle più importanti innovazioni del pensiero psicoanalitico. Il più importante contributo di Kohut è stato probabilmente il concetto di Oggetto-Sé. E’ indubbio che la psicologia del Sé sia stata edificata sul principio di sviluppo fondamentale secondo cui i genitori in possesso di una struttura psicologica matura fungano da oggetto-sé che svolge quelle funzioni regolatorie cruciali per il neonato, che possiede ancora una struttura psicologica immatura ed incompleta. Al neonato così vengono fornite, ai livelli non verbali al di sotto della consapevolezza conscia, esperienze di oggetto-sé che aiutano il sé del bambino a prendere vita, e ne influenzano in modo diretto la coesione strutturale. La costruzione dell’oggetto-sé contiene due importanti componenti teoriche. Il primo : il concetto della coppia madre-bambino, vista come un’unità Sé/Oggetto-Sé, sottolinea il fatto che il primo sviluppo è fondamentalmente un’interdipendenza fra il sé e gli scopi all’interno di un sistema. La seconda componente teorica nella costruzione dell’oggetto-sé è il concetto di regolazione. Nelle sue congetture dello sviluppo Kohut aveva affermato che le transazioni diadiche reciproche regolatorie fra un neonato e un oggetto-sé permettono il mantenimento del suo equilibrio omeostatico interno. Queste esperienze di regolazione fra Sé e l’oggetto-Sé forniscono quella particolare affettività intersoggettiva che contribuisce alla nascita e al sostentamento del Sé. L’intuizione di Kohut sul fondamentale coinvolgimento dei sistemi regolatori nel campo dell’affettività è corroborata dagli attuali studi interdisciplinari , che stanno mettendo in luce non solo la centralità degli affetti, ma anche la regolazione di essi.. Avendo una visione d’insieme di tutto questi dati, risulta dice Schore che è piuttosto chiaro che lo scopo principale d essenziale del primo anno di vita la creazione da parte del neonato di un legame di attaccamento sicuro fatto di comunicazione emotiva fra il neonato e chi si prende cura di lui. Gli studi dimostrano che “imparare come comunicare rappresenta forse il processo di sviluppo più importante che avviene durante l’infanzia. Attraverso le comunicazioni visive-facciali, uditive-prosodiche e tattili-gestuali, il neonato e il genitore imparano a vicenda le strutture ritmiche l’uno dell’altro, e modificano il loro comportamento per adattarlo a quelle strutture, creando in questo modo un’interazione molto intensa. Kohut ha descritto i momenti cruciali di “Rispecchiamento empatico” nei quali le interazioni di base più importanti fra madre e figlio avvengono di solito nell’area visiva: le dimostrazioni fisiche del bambino si riflettono nella luce degli occhi della madre. Durante le comunicazioni affettive fisiche insite nelle transazioni fatte di sguardi reciproci, la madre psicobiologicamente sintonizzata, sincronizza lo schema comportamentale spaziotemporale della sua stimolazione sensoriale esogena con le manifestazioni spontanee dei ritmi organici del bambino. Grazie a questa sensibilità la madre valuta le espressioni non verbali degli stati emozionali e dell’eccitamento affettivo del bambino, li regola, e li ritrasmette al piccolo. Per riuscire a fare ciò, la madre, o chi per lei, deve cercare di modulare i gradi di stimolazione, evitando quelli troppo alti o troppo bassi, che potrebbero indurre nel bambino uno stato di sovreccitamento oppure un livello di eccitamento troppo basso. C'è anche da dire che le ricerche dimostrano che chi per primo si prende cura di un neonato non può essere sempre sintonizzato e che anzi all'interno della diade si verificano frequenti momenti di de-sintonizzazione, e di rottura dei legami di attaccamento. Questi ultimi possono dare origine a grossi problemi di regolazione, e ad un deterioramento dell'omeostasi autonoma. Studi sulla riparazione interattiva che segue una de-sintonizzazione diadica convalidano l'affermazione di Kohut secondo cui l'oggetto-Sé genitoriale funziona come rimedio contro lo sbilanciamento omeostatico del bambino. In questo quadro di alterazione e riparazione (Beebe e Lackmann) un genitore sufficientemente bravo a cui capiti di provocare una rottura e causare stress nel neonato, è in grado di risintonizzarsi e di tornare a regolare gli stati negativi di eccitamento del bambino nei tempi e nei modi più corretti. Kohut ha dedotto che come risultato dell'unione empatica fra la psiche rudimentale del bambino e l'organizzazione psichica altamente sviluppata dell'oggetto-Sé materno, il bambino percepisce gli stati d'animo del genitore come se fossero i suoi. Gli oggetti-Sé operano dunque una regolazione psicobiologica esterna che facilita la modulazione delle esperienze affettive, ed agiscono a livello non -verbale non conscio nel regolare l'autostima e nel mantenere la coesione del Sé. Il principio fondante della teoria della regolazione affettiva è che una risonanza interpersonale all'interno di un campo intersoggettivo provoca un'amplificazione dello stato: il conseguente incremento dell'eccitamento co-creato (energia metabolica) permette che gli affetti inconsci ipoeccitati dissociati vengano intensificati, e quindi sperimentati ad un livello consapevole come uno stato emotivo soggettivo. Questa regolazione interattiva da basso verso l'alto fa in modo che gli affetti che giacciono al di sotto della consapevolezza conscia, vengano intensificati e portati alla luce. Il paziente che ha vissuto precoci situazioni di grave carenza effettiva, utilizza la dissociazione patologica per anticipare una potenziale disregolazione degli affetti, in un certo senso creandosi un trauma prima ancora che esso si manifesti. Nella dissociazione caratterologica, viene iniziata e mantenuta una strategia autoregolativa di disimpegno involontario autonomo, per prevenire contatti intersoggettivi, potenzialmente disregolati, con altre persone. Però mentre il paziente prosegue lungo il suo processo di cambiamento, diventa sempre più capace di rinunciare all'autoregolazione in favore di una regolazione interattiva in situazioni di stress interpersonale. Ricordiamo che il SNA contiene componenti dissociabili sia simpatiche a dispendio energetico, che parasimpatiche a risparmio energetico. Estendendo questo concetto intraorganico ad un ambito interpersonale, si possono co-creare due campi intersoggettivi ben distinti: 1- Un campo di iper-eccitamento ed uno di basso eccitamento. Dunque questi stati di alto e basso eccitamento corrispondenti al terrore/paura e alla vergogna, mostreranno distinte comunicazioni intersoggettive non verbali che si esprimeranno con dei movimenti del corpo (cinesica) postura, gestualità, espressione facciale, inflessione della voce, e di sequenza, ritmo ed enfasi delle parole. L'efficienza delle funzioni del Sé implicito dell'emisfero destro è fondamentale per la ricezione, l'espressione e la comunicazione delle informazioni socioaffettive, e per la regolazione inconscia delle funzioni fisiologiche, endocrine, neuroendocrine, cardiovascolari e immunitarie. Gli studi confermano che l'emisfero sinistro è più coinvolto nell'elaborazione analitica (cosciente) delle informazioni, invece l'emisfero destro è più implicato nell'elaborazione olistica (inconscia) delle informazioni. In tutte le fasi della vita, la dissociazione patologica si manifesta in un'incapacità, da parte del sistema-Sé implicito dell'emisfero destro corticale-subcorticale, di riconoscere ed elaborare gli stimoli esterni (informazioni esterocettive proveniente dall'ambiente relazionale) e di integrarli attimo per attimo negli stimoli interni (informazioni enterocettive provenienti dal corpo, dai marker somatici e dalle esperienze vissute interiorizzate L'emisfero destro è profondamente coinvolto nel mantenimento di un senso del Sé coerente, continuo ed unificato. La strategia di sopravvivenza che usa la dissociazione è proprio la dis-integrazione del Sé implicito emotivo-fisico dell'emisfero destro, il substrato biologico dell'inconscio umano. L'emisfero destro interpreta non solo il suo stesso stato mentale ma anche quello delle altri menti. Quindi questo emisfero è responsabile dell'apprendimento implicito, e della conoscenza relazionale implicita, insita nel campo non verbale, viene ora considerata il nucleo del cambiamento psicoterapeutico. Descrivendo l'emisfero destro come la sede della memoria implicita o dell'inconscio non rimosso (vedremo più avanti le differenze) Mancia (2006) osserva: “La scoperta della memoria implicita ha ampliato il concetto di inconscio, ed ha convalidato l'ipotesi che sia proprio quello il luogo in cui vengono immagazzinate le esperienze preverbali e pre-simboliche emozionali e affettive- a volte traumatiche- derivanti dalla relazione primaria madre-neonato”. La sensibilità del terapeuta o la disponibilità del suo emisfero destro ad essere sintonizzato con le comunicazioni non verbali è una capacità terapeutica fondamentale. La messa in atto o gesto psichico o meglio ancora nell'enacment sono situazioni cliniche di intensa affettività. E' lo spazio primario in cui si può manifestare l'inconscio implicito o non rimosso, dove avvengono quindi le comunicazioni implicite di transfert-controtransfert degli stati emotivi disregolati Rimanere coinvolti in una messa in atto terapeutica è un aspetto molto importante di questa sensibilità. Le messe in atto vengono sempre più considerate come una potente manifestazione del processo intersoggettivo, e come una manifestazione inevitabile di schemi relazionali, e di complessi ed inconsci stati del Sé. Queste interazioni emozionali implicite riportano alla luce, e di conseguenza alterano, i ricordi impliciti e i tipi di attaccamento. I terapeuti si possono distinguere in base alla loro capacità implicita di tolleranza degli affetti positivi e negativi, ed anche in base alla loro capacità di regolare implicitamente quegli stati affettivi. Si possono distinguere due diversi tipi di regolazione delle emozioni. La prima è una forma di “auto controllo” emozionale che coinvolge i livelli più alti delle funzioni cognitive, che permette alle persone di cambiare il modo di sentire, cambiando consciamente il modo di pensare. Questa forma esplicita di regolazione degli affetti viene eseguita dall’emisfero sinistro verbale, e generalmente non riguarda le emozioni su base fisica. Questo meccanismo è la chiave della comprensione verbale-analitica e del ragionamento controllato, e occupa un posto importante nei modelli terapeutici sia della psicoanalisi classica sia della terapia cognitivo-comportamentale, per non dire della quasi maggioranze delle psicoterapie. Oltre a questo sistema di regolazione conscio c’è anche un importante processo di regolazione implicito degli affetti, eseguito dall’emisfero destro. Questo processo elabora velocemente e automaticamente le espressioni facciali, la qualità vocale e il contatto visivo in un contesto relazionale. La terapia si basa non sul controllo ma sulla facilitazione dell’espressione di emozioni, incluse le emozioni evitate e dissociate, allo scopo di permettere al paziente di tollerarle, e di renderle “emozionalità adattive”. Il cambiamento durevole avviene attraverso la costruzione di una capacità implicita di regolazione delle emozioni. Quando c’è un’incapacità in questa funzione nell’emisfero destro, le funzioni implicite sono spesso associate ad un eccessivo affidamento dell’emisfero sinistro ed al ragionamento analitico esplicito. I limiti di questa strategia emisferica sono che l’emisfero sinistro si riempie di informazioni delle quali non è consapevole. Tuttavia questo riempimento non richiede all’emisfero sinistro introspezione, autoconsapevolezza, o qualunque altro stato di ordine più elevato. Sembrerebbe che l’emisfero sinistro faccia tutto questo alla cieca. Al contrario l’emisfero destro ha la capacità di vedere “il quadro generale” e di trovare il filo conduttore. L’emisfero destro è composto da aree corticali “superiori” (emisferiche cerebrali) e subcorticali “inferiori”. I livelli subcorticali inferiori dell’emisfero destro (l’inconscio più arcaico e profondo, quindi l’amigdala, l’insula e l’ippocampo all’interno del lobo temporale, l’ipotalamo, il tronco encefalico, ecc.) contengono tutti i principali sistemi motivazionali (inclusi l’attaccamento, la paura, la sessualità, il gioco, la rabbia, la vergogna, il disgusto, ecc.), e generano le espressioni somatiche autonome e l’intensità dell’eccitamento di tutti gli stati emotivi. Invece il sistema orbitofrontale superiore, che Schore equipara al “preconscio” freudiano, funge da filtro dinamico per gli stimoli emotivi, fornisce una visione d’insieme dell’ambiente, sia esterno che interiore, associato ai fattori motivazionali, e mette in azione un particolare tipo di processo decisionale emozionale. Al livello orbitofrontale, le informazioni provenienti dall’ambiente esterno (stimoli visivi, uditivi e tattili, elaborati dalle aree sensoriali dell’emisfero destro) elaborate dalla corteccia, vengono integrate con le informazioni che riguardano l’ambiente interiore viscerale (ad esempio i cambiamenti simultanei dello stato del Sé emozionale e fisico), che vengono elaborate nell’area subcorticale. Ciò permette alle informazioni regolatorie in entrata di modificare gli stati del Sé motivazionali ed emozionali.