Alessitimia e teoria del codice multiplo di W. Bucci - Associazione Essere Con
20 aprile 2017

Alessitimia e teoria del codice multiplo di W. Bucci

Alessitimia e teoria del codice multiplo di W. Bucci

 

Alessitimia e teoria del codice multiplo di W. Bucci.

La teoria del codice multiplo di Wilma Bucci costituisce un importante riferimento teorico per l'alessitimia. La Bucci ritiene che le fasi primitive dell'elaborazione delle emozioni non vengano abbandonate e superate dai livelli più evoluti di elaborazione formale e cognitiva degli affetti. La bucci ipotizza l'esistenza di tre modalità di elaborazione delle informazioni: il modo subsimbolico non verbale, il modo simbolico non verbale e il modo simbolico verbale.

[caption id="attachment_1560" align="alignnone" width="190"]W._Bucci W._Bucci[/caption]

L'elaborazione subsimbolica riguarda tutti quegli stimoli non verbali (emozioni,, input motori, stimoli sensoriali) che vengono processati in parallelo: ad esempio riconoscere le emozioni nelle espressioni facciali, o una voce familiare in una festa, e per restare nella professione intuire il timing dell'interpretazione da dare al paziente. L'elaborazione simbolica non verbale riguarda invece quelle immagini mentali (un volto, una musica, una espressione che pur presenti nella coscienza non possono essere tradotte in parole. La modalità simbolica verbale, invece, riguarda quel potente strumento mentale mediante il quale l'individuo comunica il proprio mondo interno agli altri e conoscenza e cultura vengono trasmessi da un individuo ad un altro. I tre sistemi sono connessi fra di loro. Per esempio l'emozione provocata da una donna è collegata all'immagine del suo modo di camminare e questa emozione intensa viene poi trasformata in parole in una poesia o in un testo di una canzone. La Bucci definisce processo o attività referenziale tale complessa connessione bidirezionale dalle emozioni alle parole e viceversa. Gli schemi emotivi costituiscono uno dei maggiori organizzatori delle rappresentazioni interne e determinano il modo di costruire esperienze, relazioni interpersonali, ed esprimere i propri stati emotivi. Ne deriva che ogni stimolo interno ed esterno che elaboriamo attiva schemi mentali di relazioni (in prima istanza quelli originati dai primo scambi con le figure di riferimento primarie) e schemi non verbali simbolici e subsimbolici di sensazioni, pensieri, attese, comportamenti immagazzinati in memoria. In tal senso l'attività referenziale non è una semplice trasformazione lineare dell'emozione da una modalità all'altra ma la connessione di componenti separate di uno schema emotivo che consentono di trasformarne il significato. L'alessitimia corrisponde alla mancanza di connessione referenziale fra l'attivazione subsimbolica e l'elaborazione verbale, per arresto di sviluppo (Deficit) o per disconnessione (Trauma). Le emozioni restano quindi collegate in modo debole alla modalità simbolica, sia non verbale(immagini) sia verbale (Parole), e vissute come sensazioni somatiche, percezioni, acting indifferenziati e disgregolati. Per concludere possiamo dire che er un buon funzionamento psicofisico dell'organismo è necessario un buon livello di connessione tra i tre sistemi. Quando, però, i tre sistemi sono disconnessi tra di loro, l'attivazione subsimbolica disconnessa può portare a diversi tipi di patologie, disturbando il funzionamento dei sistemi fisiologici (patologia somatica), spingendo ad agiti (tossicodipendenza, disturbi alimentari, perversioni) o alla ricerca di significati spuri per esprimere l'attivazione sub-simbolica percepita (deliri, Fobie). Il concetto di sistema sub-simbolico utilizza per poi trascenderli i diversi concetti di origine psicoanalitica e non, quale il processo primario, la rappresentazione di cosa, gli elementi beta, la memoria implicita e il conosciuto non pensato, il linguaggio e la memoria del corpo, l'emozione. Rispetto a tutti questi concetti il sistema sub- simbolico si presenta però con la piena “dignità” di sistema di pensiero organizzato con proprie modalità di funzionamento. Aspetto non secondario il concetto di sistema sub- simbolico non presenta alcun alone mistico ed esoterico e quindi pienamente comprensibile ed utilizzabile da discipline diverse dalla psicoanalisi, facilitando il dialogo. Il concetto invece di connessione e disconnessione tra sistemi fornisce nel contesto della psicologia evolutiva una cornice generale a quelli che la psicoanalisi ha concettualizzato come meccanismi di difesa, ma nel contempo anche al concetto di compito e di deficit evolutivo, nel momento che la connessione tra i tre sistemi non appare affatto data, bensì un compito evolutivo dell'individuo, peraltro mai completo. Quello che è reale del paziente non è altro che la sua struttura mentale, la sua “verità”, la sua memoria a lungo termine, la sua entità biologica da cui originano i significati e in cui sono immagazzinati i ricordi nei codici cognitivi non verbali descritti dalla Bucci. Quindi per la teoria della Bucci che è decisamente anti-ermeneutica è fondamentale la struttura sottostante, biologica da cui dipende il linguaggio, al contrario della concezione ermeneutica, secondo cui la psicoanalisi è solo linguaggio senza alcuna struttura sottostante o storia passata conoscibile o ricostruibile. Un altro aspetto della  Teoria del Codice Multiplo è la sottolineatura di quanto il subsimbolico, il non verbale, possa entrare nel linguaggio; e non soltanto nei termini ben noti di tono, prosodia, volume della voce; ma anche, e questo mi sembra l'aspetto più specifico, nella scelta tra parole apparentemente di significato analogo, o nelle caratteristiche grammaticali/sintattiche del discorso. Tali sono ad esempio la scelta di un termine specifico o generico per indicare un oggetto (delle arance o della frutta); l'uso dell'Io o del Noi; l'uso o meno dell'impersonale (ci si trova a, uno si trova a); la descrizione di un episodio specifico o invece di un comportamento in generale; il livello di concretezza dei termini usati ("mi sono arrabbiato" o invece "ho sentito la rabbia che mi cresceva dentro e il cuore che mi batteva come un martello"); in che misura una situazione viene descritta in termini di attività del soggetto sull'oggetto o viceversa ("mi sono entusiasmato di questo lavoro" oppure "questo lavoro mi ha riempito di entusiasmo"). Infine un ultimo aspetto da sottolineare è che la teoria del codice multiplo offre la possibilità di vedere e teorizzare il sintomo somatico come una prima espressione, subsimbolica, di un contenuto che non ha trovato fino a quel momento nessuna possibilità di espressione, e non come effetto di una difesa contro l'emergenza di quel contenuto. Delinea quindi un nuovo rapporto tra somatizzazione e verbalizzazione, incluse condizioni in cui ci si può attendere un rapporto complementare, non alternativo, tra somatizzazione e verbalizzazione, e porta quindi ad implicazioni diverse anche per il trattamento. In questa visione, i sintomi somatici (e agìti) possono essere visti in alcune circostanze come adattivi e progressivi, piuttosto che sempre regressivi, come è stato spesso assunto. La preoccupazione del paziente per un particolare sintomo somatico può funzionare da tentativo di connessione, una connessione transizionale tra la computazione implicita, subsimbolica, del sistema di elaborazione viscerosensoriale e i contenuti interpersonali dello schema emozionale, piuttosto che un modo di resistere al formarsi della connessione, o un effetto della mancanza di connessione.

LeDoux e La Bucci

LeDoux

In “The emotional brain”, testo del 1996, e poi in un altro suo recente articolo apparso nel 2012, LeDoux sostiene che la connessione tra amigdala e neocorteccia non è simmetrica: l’amigdala proietta all’indietro sulla neo-corteccia più di quanto lo faccia la neo-corteccia sull’amigdala: la possibilità dell’amigdala di controllare la neocorteccia è maggiore di quella della neo-corteccia sull’amigdala. Questo spiega perché troviamo difficoltà nel liberarci volontariamente dell’ansia: una volta che le emozioni sono state accese è difficile spegnerle. L’emozione, inoltre, attiva un’emissione di ormoni che tornano al cervello: è molto difficile per la corteccia agire sull’amigdala per disattivarla. Questo spiegherebbe il fatto che la terapia è un processo complesso che richiede tempo. La psicoterapia è un modo di riorganizzare l’assetto delle connessioni: psicoterapia come rewire the brain, attraverso un potenziamento sinaptico nelle connessioni che sono governate dall’amigdala, favorendo così la funzione inibente e di controllo, da parte della corteccia sull’amigdala stessa; la psicoterapia passa attraverso meccanismi biologici nella cura della malattia mentale. La regolazione emotiva implica l’intervento delle due strutture cerebrali e delle relative connessioni: l’amigdala e l’ippocampo (che è coinvolto nei processi dell’apprendimento e della memoria). LeDoux ci dà una descrizione dei circuiti dell’amigdala: una “via inferiore” conduce dallo stimolo sensoriale direttamente al talamo e ai centri di innesco e di espressione della risposta emozionale. L’altro percorso è descritto come la “via superiore” o anche indiretta, che passa attraverso la corteccia associativa e l’ippocampo; qui avverrebbe una valutazione della situazione per la scelta della risposta. L’ippocampo, al centro di questo sistema emozionale, permetterebbe di acquisire nuove informazioni, utili per l’elaborazione delle risposte. Le due vie si incrociano a questo livello ma con un diverso impatto: sarà automatica l’espressione dell’informazione emotiva per la via diretta dell’amigdala, mentre invece verrà modulata dall’attivazione talamo-amigdaloidea l’espressione dell’informazione che percorrerà la via superiore. Il sistema limbico non è tuttavia l’unico raccordo di strutture alla base della genesi delle emozioni. Gli eventi ambientali modificano il programma neurobiologico geneticamente determinato del soggetto e il funzionamento mentale: nel libro “Il Sé sinaptico”, LeDoux (2002) affronta la dinamica della costruzione neurale delle emozioni7, la complessità dei sistemi della memoria attraverso la funzione dei lobi frontali: noi siamo le nostre sinapsi, l’essenza di quello che siamo dipende dai pattern di interconnettività tra i neuroni; il funzionamento del cervello dipende dalla trasmissione sinaptica tra neuroni e nel recupero dell’informazione, codificata da una pregressa trasmissione sinaptica. La teorizzazione di LeDoux avrebbe diverse ripercussioni in ambito terapeutico: le esperienze vengono immagazzinate come memorie all’interno dei circuiti sinaptici e la terapia è un’esperienza di  apprendimento” che porta a cambiamenti nelle connessioni sinaptiche. La psicoterapia è, quindi, un processo di apprendimento che consente di cambiare l’assetto delle connessioni cerebrali. In questo senso, la psicoterapia usufruisce di meccanismi biologici per curare la malattia mentale. È necessario, però, fare una precisazione: non è che la psicoterapia comporti apprendimento e la terapia farmacologica agisca sulla correzione di squilibri chimici, geneticamente predeterminati; i farmaci possono produrre cambiamenti adattativi nei circuiti neurali, o mettere i circuiti neurali in uno stato in cui adattamento e apprendimento risultino facilitati. Ma non vi è alcuna garanzia che il cervello apprenda dalla psicoterapia le cose giuste. È probabile che i pazienti traggano un beneficio dalla terapia farmacologica, qualora l’adattamento indotto dai farmaci nel loro cervello sia orientato in modo corretto: per percorrere la via farmacologica è necessario che sia tenuto in conto non solo il farmaco, o solo l’individuo, ma il farmaco, l’individuo e le condizioni di vita dell’individuo; il farmaco, il terapeuta e il paziente sono partner in un “processo di riorganizzazione sinaptica chiamato terapia”: i farmaci attaccano il problema dal basso verso l’alto, il terapeuta dall’esterno all’interno, e il paziente conquista il suo Sé sinaptico.

 

Sviluppi della teoria di LeDoux: Wilma Bucci

Tali sviluppi provengono dagli studi di Wilma Bucci. Nella sua teoria del “codice multiplo” (Bucci, 1997) del funzionamento psichico, come abbiamo descritto anche sopra, l’autrice riprende la teoria di LeDoux sull’elaborazione dell’emozione (LeDoux, 1996) e descrive il funzionamento neurofisiologico e delle due vie di processazione dell emozione: la “via inferiore”, che porta lo stimolo al talamo e alle aree di espressione della risposta emozionale, definite da Bucci “nucleo affettivo”, e la via di innesco dell’emozione dall’amigdala alla corteccia prefrontale, che attiva altre aree di espressione delle risposte emozionali (componenti somatiche, motorie e viscerali e modificazioni chimiche, battito cardiaco, respirazione, espressioni facciali, postura, voce e specifici schemi di comportamento). Una stimolazione sensoriale (es. un evento pauroso) può risvegliare sentimenti oppure ricordi di eventi simili, definiti da Damasio (1999) “stimoli emotivamente competenti”. Dopo che lo stimolo ha attivato il sistema sensoriale, si attiva anche quello che Bucci definisce uno “schema emozionale”, che si forma nel bimbo attraverso l’esperienza delle prime interazioni emotive con la madre, e che è dominato dalle rappresentazioni sensoriali e corporee che costituiscono il “nucleo affettivo” dello schema emozionale. Gli schemi emozionali costituiscono la base del nostro modo di concepire le relazioni emotive. Bucci si riferisce anche al concetto di Damasio (1999) di disposizione rappresentazionale, che costituirebbe la base neuro-biologica dello schema emozionale. Le disposizioni rappresentazionali sono modelli di attività neurale presente nel sistema nervoso, che collegano la corteccia sensoriale e associativa con le strutture limbiche e a quelle regolatorie motorie e viscerali. Le vie di elaborazione dell’emozione indicate da Bucci (2009) sono le due vie dell’amigdala individuate e descritte da LeDoux (2007). L’ippocampo è al centro di un sistema emozionale integrato che, attraverso la via cortico-ippocampale, lavora con le rappresentazioni di quegli eventi specifici che costituiscono la memoria episodica: questi sono elaborati dai “sistemi multipli” che coinvolgono sensorialità e aree corticali associative. Traumi o stress influenzano le modalità di elaborazione di questo processo integrativo, compromettendo le funzioni dell’ippocampo, le funzioni associative e la loro azione sulle funzioni dell’amigdala, con un danno responsabile delle diverse forme di dissociazione, quali descritte da Bucci (2009). L’autrice fa riferimento a una normale capacità dissociativa adattativa per l’individuo, necessaria per una “vita emozionale sana”, come accade allo scienziato che si immerge nel suo pensiero creativo o alla madre orientata prevalentemente attraverso la sua “preoccupazione materna primaria” ai bisogni del suo bimbo nei primi mesi di vita. Quando questa modalità dissociativa viene utilizzata con scopi difensivi e di protezione, può coinvolgere invece patologicamente l’organizzazione degli schemi Emozionali”. Gli stati di stress attivano la produzione di cortisolo, che indurrebbe a una disfunzione dell’ippocampo, il quale influenzerebbe negativamente la memoria episodica, con una dissociazione tra il nucleo affettivo e le aree associative della corteccia. Il processo dissociativo incrementerebbe l’attivazione del talamo e l’emozione si esprimerebbe prevalentemente attraverso manifestazioni fisiologiche. La finalità di un trattamento terapeutico è quella di favorire un  cambiamento” nell’organizzazione degli schemi emozionali. Il processo terapeutico deve coinvolgere entrambe le vie, quella diretta dell’attivazione emozionale e quella indiretta attraverso il coinvolgimento dell’ippocampo. Le varie psicoterapie fanno ricorso a queste vie con modalità differenti, per patologie e pazienti diversi, cosicché le psicoterapie possono essere distinte in base a come influenzano il circuito emozionale.